Primas

Posted: July 5th, 2008 | Author: | Filed under: La Sortie de l'école | 5 Comments »

 

Dopo la sconfitta con l’Olanda, Gianluigi Buffon, portiere della nazionale italiana, ha chiesto scusa agli italiani per la prestazione deludente. Il C.T. della Francia Raymond Domenech ha fatto la stessa cosa dopo l’eliminazione da parte dell’Italia. De Rossi, che ha sbagliato un rigore decisivo nei quarti di finale contro la Spagna, ha chiesto anche lui scusa agli italiani per l’errore.

Questo fatto, come pochi altri è sintomatico di quello che rappresenta il calcio oggi. Siamo ormai abituati al fatto che, se gioca la nazionale in tornei ufficiali ( cioè fra mondiali e europei ogni due anni ), la sera della partita succedono cose straordinarie: se si va nei vicoli genovesi si può capire passo per passo come procede l’incontro in qualunque momento e luogo, giacché è difficile che nello spazio uditivo di una persona non vi sia neanche un cittadino che guarda la partita ( e di solito comunque la partita
la si guarda in gruppo: essa è un fatto collettivo ). Siamo abituati a questo e a altro: e da questa abitudine ha origine l’odio, che prende le forme dello snobismo, di tanta gente che vuole male alla nazionale di calcio italiana, considerando il calcio il panem et circenses della società moderna; uno strumento del potere insomma.

E con ragione: gli italiani discutono del modulo mentre il presidente del consiglio fa leggi discutibili sui processi che lo riguardano e sull’uso di intercettazioni nelle indagini; e queste leggi sono discusse meno perché si discute più di Donadoni e Cassano, evidentemente.

Forse, però non eravamo abituati alle scuse agli italiani.

Difatti, chiedere scusa pubblicamente a qualcuno può implicare, in generale, due cose: o l’aver fatto del male involontariamente a qualcuno ( nella teoria se hai fatto del male volontariamente non chiedi scusa, la tua è stata una scelta e si presume che tu abbia
fatto questa scelta consapevolmente, per cui non sei pentito); oppure si chiede scusa perché si ha tradito la fiducia di qualcuno: poiché è indubbio che Buffon o Domenech non si sentano responsabili di aver commesso qualche un qualche male “agli italiani”, allora le loro scuse si possono interpretare nel senso che pensano di aver tradito la fiducia degli italiani.

Ora, a parte il fatto che “la fiducia degli italiani” è frase che ha pronunciato qualunque uomo eletto “dagli italiani”, si può dire che in effetti in nessun luogo nessuno ha mai espresso attraverso un atto pubblico la fiducia degli italiani verso la nazionale di calcio: e ciò anche se è evidente che un’iniziativa del genere andrebbe incontro ad un grande successo.

Il fatto è che in teoria le “scuse agli italiani” le fa chi ha tradito una fiducia espressa da gli italiani e in teoria una fiducia di questo tipo rientra nell’ambito politico e solo in quello. Le scuse agli italiani le fa il politico corrotto: gli italiani avevano fiducia in lui perché amministrasse bene la cosa pubblica e se il bene è opinabile ( c’è parecchia gente che continua a considerare, per esempio, buona la dittatura fascista ) non lo è l’onestà: Craxi ripeté più volte di aver rubato non per sé ma per il partito ( considerando evidentemente questa una buona ragione ), ma anche se parecchi sottoscriverebbero questo ragionamento, è evidente che in ogni caso la “fiducia degli italiani” era stata tradita.

Corruzione a parte, furono richieste scuse agli italiani quando, nel 1878 i diplomatici italiani alla Conferenza di –Berlino tornarono da quella conferenza senza nessun acquisto coloniale ( l’obiettivo minimo era la l’acquisto della Tunisia, così come per la nazionale italiana era l’accesso alle semifinali) e con le “mani nette” , espressione con cui il fatto passò alla storia.

In quel caso l’ala nazionalista si fece portavoce unico della “volontà nazionale”, e pretese le scuse agli italiani ( e in seguito l’allora primo ministro Benedetto Cairoli si dimise ): oggi chi fa il portavoce unico della “volontà nazionale” è la nazionale di calcio, e se fallisce, chiede scusa agli italiani ( e in effetti Donadoni è stato rimosso dal suo ruolo ).

Così, se per esempio un ministro, membro dell’esecutivo eletto dagli italiani, e quindi con un chiaro mandato di fiducia degli stessi, viene inquisito per questioni di corruzione, l’intera Camera dei Deputati lo applaude; ma il capitano della Nazionale di Calcio, se ha perso una partita, si sente in dovere di chiedere scusa “agli italiani”.

Ne si deduce che il mandato morale del “popolo italiano” verso gli “azzurri” è incomparabilmente più forte di quello politico, effettuato tramite elezioni, che il “popolo italiano” trasmette al governo.

Così, se è certo che nessun uomo politico italiano ha mai fatto delle scuse “agli italiani”, lo ha fatto Buffon per una partita persa: e il bello è che è stata quella di Buffon una cosa dovuta, la gente quasi se lo aspettava.

Mentre non so quanti italiani si siano mai aspettati delle scuse – per fare solo un esempio – da Cossiga per aver fatto parte della GLADIO; eppure era il Presidente della Repubblica nell’esercizio delle sue funzioni che confessava di aver agito contro la legge.

 

Stefano


5 Comments on “Primas”

  1. 1 Giacomo Conti said at 18:17 on July 7th, 2008:

    Caro Ste,

    Hai perfettamente ragione.
    Gli “azzurri” (e il mondo del calcio-spettacolo in generale) hanno catalizzato un’aspettativa pazzesca, forse perfino una fede, che li rende responsabili di fronte al popolo italiano come e più dei politici. Nessuno o quasi si aspetta più quello che si dovrebbe aspettare dai politici, me molti piangono se L’Italia non va in finale.
    Non vorrei sembrarti snob: il calcio non mi interessa, ma credo che il discorso si possa allargare a moltre altre armi di distrazione di massa che diventano mezzi di identificazione collettiva.
    Credo la questione sia che ogni persona ha bisogno di momenti ludici per scaricarsi e svagarsi: tutto sta nel capire che sono momenti ludici, niente di più e niente di meno.
    Quando l’Italia ha vinto i Mondiali ci sono stati morti in incidenti, incendi, aggressioni ai vigili urbani e pestaggi…quando sento cose del genere mi vergogno di vivere in un paese che da così tanta importanza al “gioco” e così poca importanza al resto, in primis alla vita e alla libertà altrui.

  2. 2 stefano said at 12:21 on July 9th, 2008:

    caro giacomo
    hai presente ( sicuramente ce l’hai presente ) l’ultima scena di “In nome del popolo italiano” di Risi? Ecco, Tognazzi prova le cose che proviamo noi ( anche se io non mi sono perso una partita dell’europeo ).
    D’altronde nel 1950, la sconfitta in finale del Brasile – che ospitava il mondiale – contro l’Uruguay causò centinaia di suicidi in tutto il paese…

  3. 3 Jack Conti said at 19:01 on July 9th, 2008:

    Non ho visto il film anche se lo conosco, è una lacuna da colmare…sull’America Latina mi ricordo che è scoppiata addirittura una guerra detta Guerra del Calcio tra due piccole nazioni per un partita persa.
    Ovviamente non mi ricordo quali paesi fossero e quando successe…

  4. 4 Jack Conti said at 12:58 on July 10th, 2008:

    Fu tra Salvador e Honduras, e durà dal 14 al 20 luglio 1969. Ovviamente la partita tra le due nazionali era un puro pretesto per “risolvere” vecchie contese, comunque rimane un episodio limite insuperato e si spera insuperabile.

  5. 5 Nina said at 23:14 on July 13th, 2008:

    Consiglio (mi è appena stato imprestato!) “La prima guerra del football” di Ryszard Kapuscinski – Feltrinelli 2002.