Melancholia

Posted: October 10th, 2011 | Author: | Filed under: L'age d'or | Comments Off on Melancholia

L’universo non è immobile, nè benigno. E la natura umana, lontana dall’essere ridotta ad una lotta tra le forze metafisiche del bene e del male, è caotica e indecifrabile.

Non posso fare a meno di vedere l’ultimo film di Trier, Melancholia, almeno sotto certi aspetti, come una risposta a The Tree of Life di Malick.

Un risposta beffarda: “Dai, mettiamo anche noi le scene nello spazio!”, “Ma i pianeti quando si muovono non fanno rumore…”, “Che importa, non senti che pathos?”. Le nebulose di Malick, come la lunga digressione che intreccia la storia della pietà con una versione riduttiva dell’evoluzione, si prendono (e sono state ingiustamente prese) molto sul serio – Trier invece fa scontrare i pianeti come biglie giganti, si diverte a far avverare le più becere previsioni millenaristiche, come in Antichrist si divertiva a confermare gli stereotipi della misoginia medioevale. Un gioco sui generi neanche tanto sottile, che però almeno giustifica, fino ad un certo punto, il kitsch degli effetti speciali.

Ma Melancholia è anche una risposta seria: a differenza dell’ordine cosmico di Malick, lo spazio di Trier è investito di sentimenti umani. La psiche, grande assente dalla scena del vincitore di Cannes, prende in Trier una forma concreta e vicina: la depressione – in modo realistico nella Festen al femminile della prima parte, e fantastico con il pianeta Melancholia nella seconda. In entrambi i casi un corpo estraneo, alle leggi fisiche come all’identità e alle leggi sociali.

Se The Tree of Life propone la salvezza attraverso l’accettazione di un ordine esterno e non umano, Melancholia mostra solo rapporti tra persone, per i quali la depressione è un elemento positivo, una esperienza della morte necessaria per provare empatia. Per la prima volta vediamo in un film di Trier un personaggio femminile, per quanto sofferente, capace di azioni positive per se stessa e per gli altri. In Breaking the Waves, Bess si immolava, rivoltando la sua enorme capacità di amare contro se stessa. In Idioterne, Karen metteva la sua mortificazione al servizio di un gruppuscolo di rivoluzionari ipocriti. In Antichrist l’accorta accademica femminista aveva una crisi mistica, al contrario. Solo in Dogville la sofferenza aveva, se non uno scopo, almeno un riscatto psicologicamente efficace.

Ma Melancholia in questo senso si spinge molto oltre, fino a individuare la funzione positiva della depressione. Nella prima parte del film, Justine manda all’aria un matrimonio tanto idealizzato quanto insoddisfacente e si libera da un lavoro opprimente tenendo testa al suo capo. Poco male se per farlo si comporta in modo strano – affermare sè stessi contro il mondo è sempre qualcosa di bizzarro. Nella seconda parte, è l’unica in grado di fare qualcosa di sensato di fronte all’apocalisse che per Claire e John, gli adulti “regolari”, resta una esperienza irreale, impensabile o insopportabile – e di fronte alla quale falliscono tutte le loro responsabilità.

Mentre John soccombe alla sua ingenua visione della scienza, Claire rifiuta e proietta la sua angoscia (che è la stessa di Justine, e della loro madre) nel pianeta, fino quasi a far pensare che si tratti di una sua creazione psichica. Tanto il matrimonio di Claire è reale, tanto la danza mortale di Melancholia è un prodotto dell’immaginario. Peccato che questa dimensione sia resa in modo così poco suggestivo dalle scene al rallentatore e da un troppo marcato simbolismo visivo. Una cosa simile aveva provato De Seta per dare l’idea del sogno e della sua interpretazione in Un Uomo a Metà, ma con una tecnica più fine e con risultati più convincenti.

Alla fine, quello che colpisce di più è il cieco, violento, soccorso che si porgono, da due universi paralelli, Claire e Justine di fronte alla morte, come un raro caso di solidarietà nel rigido mondo di ostruzioni e oppressione a cui Trier ci aveva abituato. In effetti, per quanto la prospettiva sia profondamente desolante, l’unica salvezza sta negli esseri umani.

Carlo


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