Antologia Americana 2

Posted: October 22nd, 2008 | Author: | Filed under: La chambre d'écoute | Comments Off on Antologia Americana 2

Quartiere tranquillo, casette a uno o due piani, la vicina porta fuori il cane. Qui nessuno sa guidare. A ogni incrocio, ci sono 4 stop, e i suv si fermano, e dai vetri scuri puoi scorgere lo sguardo terrorizzato di chi non sa cosa fare, e per paura si ferma e ti lascia passare, pedone, ciclista o chiunque tu sia. Mi domando cosa succede quando al posto mio c’è un altro nelle medesime condizioni di questo autista. Poco più in là ogni mattina un vecchio fa l’alzabandiera, forse in silenzio, forse recitando il saluto che ti obbligano a ripetere ogni mattina a scuola.

Ecco la casa di un piccolo politico locale, faccia pulita, sorriso smagliante, da venditore di auto usate, probabilmente qualche scheletro nell’armadio. Ma questa mattina c’è qualcosa di diverso: Il giardino è recintato da nastro giallo, di quello che la polizia  usa per delimitare le zone teatro di un’indagine. Sul prato, decine di lapidi. Mi avvicino, pensando a un gesto di dissenso, a una dimostrazione anarchica, messa lì per far sapere a me, e a chiunque passi, quanti morti ha sulla coscienza quest’uomo. Ma dalle lapidi escono scheletri, e sorridono.Halloween è tra 10 giorni.

 


Antologia americana 1

Posted: October 16th, 2008 | Author: | Filed under: La chambre d'écoute | 2 Comments »

Sera, il campus è quasi deserto. Io vado in giro rin parte iflettendo sui profondi significati dell’ultimo film di Werner Herzog e in parte immerso in una molto più prosaica ricerca di un posto che si degni di servirmi da mangiare dopo le 9 di sera (Mc Donald’s e affini a parte) e sento una voce che mi chama. Lei, tipica ragazza da college, vestitino succinto in barba al freddo, sguardo penetrante, lui, capelli al vento e skateboard. – Excuse me, can we ask you a random question? –  ok, dico io – how do you call a person who studies weather? – Meteorologist – Lui mi guarda col suo sguardo spento (congenito o a causa del fumo – non mi è dato saperlo) – Ah ah i thought a meteorologist studied the meteros… – e se ne vanno.

Quello che vedete nei film dei college americani è tutto vero.


Scacco al cittadino

Posted: October 15th, 2008 | Author: | Filed under: La chambre d'écoute | 3 Comments »

Brunetta attacca il
diritto di sciopero. Se le sue proposte vengono approvate, tanto
meglio, ma non credo che sia questo il suo obbiettivo. Le spara così
grosse che sa che non saranno approvate, ma tuttavia avranno comunque
l’effetto di catalizzare il dibattito: si potrà sempre parlare delle
sue assurde proposte e del diritto di sciopero in generale invece che
delle rivendicazioni dello sciopero nello specifico. Quando poi
lo sciopero si farà, sarà costato il doppio delle energie e già
saremo contenti di essere riusciti a farlo, e sarà più difficile
portare avanti la lotta.

Il punto è come mai
Brunetta si può permettere questa pericolosa pagliacciata. Le sue
proposte hanno presa perché in fondo molta gente è contro lo
sciopero, quindi non sente come un attacco alla democrazia
la sua cancellazione. E questo accade io credo perché molta gente
non ha mai partecipato ad uno sciopero, vuoi in senso stretto perché
non ne ha mai avuto bisogno, vuoi in senso lato perché non ha avuto
la cultura di capire che ogni sciopero in ogni settore riguarda tutti
i cittadini. Chi ha bisogno di scioperare e chi riconosce che ne
abbiamo bisogno tutti sono dunque una minoranza, che può essere
attaccata e vinta con gli strumenti della democrazia. Come se non
bastasse, e non basta perché per fortuna la nostra democrazia ha
ancora qualche radice nel suo passato comunista e partigiano, la
destra di Berlusconi gioca indisturbata le sue carte davanti ai volti
assenti della sinistra e dietro ai culi dei sindacati.

CRC


Sunday afternoon

Posted: September 3rd, 2008 | Author: | Filed under: La Sortie de l'école | Comments Off on Sunday afternoon
 
 Sono negli States da un mese, e non avevo ancora ceduto.
Ma qui nessuno ci fa caso, nessuno lancia guerre alle multinazionali, se le compagnie petrolifere sono cattive è perchè il prezzo della benzina è troppo alto, se mi compro l’auto ibrida è perchè la benzina costa troppo, con buona pace del riscaldamento globale. Tempo fa era stata tracciata una linea in città, a demarcare quali villette si sarebbero salvate e quali sarebbero state sommerse dall’innalzamento del livello dell’oceano a seguito dello scioglimento dei ghiacci polari… ma ora è stata cancellata, qualcuno si sarebbe potuto allarmare…
Tra uno starbucks e l’altro, ce ne sarà uno ogni cento metri, decine di homeless chiedono l’elemosina. Sono tutti americani tutti bianchi, in maggioranza hanno superato la cinquantina. In un paese in cui lo stato sociale non esiste, non passa neanche per la testa di aiutarli concretamente… il passante di turno allunga "one buck", un dollaro, avanzato dall’acquisto di un panino grondante colesterolo, come premio per un’esibizione musicale… poco più avanti un altro senzatetto, cartello di cartone con chitarra sbarrata e scritta "sorry, no talent". Nessuno straniero a chiedere l’elemosina, qui per entrare uno deve avere un permesso di lavoro, la povertà pare riservata a chi ha la cittadinanza. Mi domando se sia un’eccezione, questa della "American Riviera", o se sia così in tutto il paese. E c’è ancora chi, per ringraziare il proprio paese del trattamento, erige sculture di sabbia raffiguranti marines sulla spiaggia.
Sto seduto su una panchina, in una strada in finto stile coloniale spagnolo, un hot dog nella mano, un bicchiere nell’altra. Non sono riuscito a dire di no agli occhioni neri della cassiera, che non concepiva il fatto che potessi rifiutare una bevanda gratis.

Parafrasando Godard: siamo figli di Marx e della Coca Cola.

Primas

Posted: July 5th, 2008 | Author: | Filed under: La Sortie de l'école | 5 Comments »

 

Dopo la sconfitta con l’Olanda, Gianluigi Buffon, portiere della nazionale italiana, ha chiesto scusa agli italiani per la prestazione deludente. Il C.T. della Francia Raymond Domenech ha fatto la stessa cosa dopo l’eliminazione da parte dell’Italia. De Rossi, che ha sbagliato un rigore decisivo nei quarti di finale contro la Spagna, ha chiesto anche lui scusa agli italiani per l’errore.

Questo fatto, come pochi altri è sintomatico di quello che rappresenta il calcio oggi. Siamo ormai abituati al fatto che, se gioca la nazionale in tornei ufficiali ( cioè fra mondiali e europei ogni due anni ), la sera della partita succedono cose straordinarie: se si va nei vicoli genovesi si può capire passo per passo come procede l’incontro in qualunque momento e luogo, giacché è difficile che nello spazio uditivo di una persona non vi sia neanche un cittadino che guarda la partita ( e di solito comunque la partita
la si guarda in gruppo: essa è un fatto collettivo ). Siamo abituati a questo e a altro: e da questa abitudine ha origine l’odio, che prende le forme dello snobismo, di tanta gente che vuole male alla nazionale di calcio italiana, considerando il calcio il panem et circenses della società moderna; uno strumento del potere insomma.

E con ragione: gli italiani discutono del modulo mentre il presidente del consiglio fa leggi discutibili sui processi che lo riguardano e sull’uso di intercettazioni nelle indagini; e queste leggi sono discusse meno perché si discute più di Donadoni e Cassano, evidentemente.

Forse, però non eravamo abituati alle scuse agli italiani.

Difatti, chiedere scusa pubblicamente a qualcuno può implicare, in generale, due cose: o l’aver fatto del male involontariamente a qualcuno ( nella teoria se hai fatto del male volontariamente non chiedi scusa, la tua è stata una scelta e si presume che tu abbia
fatto questa scelta consapevolmente, per cui non sei pentito); oppure si chiede scusa perché si ha tradito la fiducia di qualcuno: poiché è indubbio che Buffon o Domenech non si sentano responsabili di aver commesso qualche un qualche male “agli italiani”, allora le loro scuse si possono interpretare nel senso che pensano di aver tradito la fiducia degli italiani.

Ora, a parte il fatto che “la fiducia degli italiani” è frase che ha pronunciato qualunque uomo eletto “dagli italiani”, si può dire che in effetti in nessun luogo nessuno ha mai espresso attraverso un atto pubblico la fiducia degli italiani verso la nazionale di calcio: e ciò anche se è evidente che un’iniziativa del genere andrebbe incontro ad un grande successo.

Il fatto è che in teoria le “scuse agli italiani” le fa chi ha tradito una fiducia espressa da gli italiani e in teoria una fiducia di questo tipo rientra nell’ambito politico e solo in quello. Le scuse agli italiani le fa il politico corrotto: gli italiani avevano fiducia in lui perché amministrasse bene la cosa pubblica e se il bene è opinabile ( c’è parecchia gente che continua a considerare, per esempio, buona la dittatura fascista ) non lo è l’onestà: Craxi ripeté più volte di aver rubato non per sé ma per il partito ( considerando evidentemente questa una buona ragione ), ma anche se parecchi sottoscriverebbero questo ragionamento, è evidente che in ogni caso la “fiducia degli italiani” era stata tradita.

Corruzione a parte, furono richieste scuse agli italiani quando, nel 1878 i diplomatici italiani alla Conferenza di –Berlino tornarono da quella conferenza senza nessun acquisto coloniale ( l’obiettivo minimo era la l’acquisto della Tunisia, così come per la nazionale italiana era l’accesso alle semifinali) e con le “mani nette” , espressione con cui il fatto passò alla storia.

In quel caso l’ala nazionalista si fece portavoce unico della “volontà nazionale”, e pretese le scuse agli italiani ( e in seguito l’allora primo ministro Benedetto Cairoli si dimise ): oggi chi fa il portavoce unico della “volontà nazionale” è la nazionale di calcio, e se fallisce, chiede scusa agli italiani ( e in effetti Donadoni è stato rimosso dal suo ruolo ).

Così, se per esempio un ministro, membro dell’esecutivo eletto dagli italiani, e quindi con un chiaro mandato di fiducia degli stessi, viene inquisito per questioni di corruzione, l’intera Camera dei Deputati lo applaude; ma il capitano della Nazionale di Calcio, se ha perso una partita, si sente in dovere di chiedere scusa “agli italiani”.

Ne si deduce che il mandato morale del “popolo italiano” verso gli “azzurri” è incomparabilmente più forte di quello politico, effettuato tramite elezioni, che il “popolo italiano” trasmette al governo.

Così, se è certo che nessun uomo politico italiano ha mai fatto delle scuse “agli italiani”, lo ha fatto Buffon per una partita persa: e il bello è che è stata quella di Buffon una cosa dovuta, la gente quasi se lo aspettava.

Mentre non so quanti italiani si siano mai aspettati delle scuse – per fare solo un esempio – da Cossiga per aver fatto parte della GLADIO; eppure era il Presidente della Repubblica nell’esercizio delle sue funzioni che confessava di aver agito contro la legge.

 

Stefano


Prestigio del terrore

Posted: July 4th, 2008 | Author: | Filed under: La Sortie de l'école | 4 Comments »

 

Un anno fa usciva l’edizione italiana a cura di Mario Lippolis di Prestige de la Terreur, una raccolta di saggi di Georges Henein pubblicata per la prima volta al Cairo il 17 agosto del ’45.

Henein è stato un poeta, un surrealista e un rivoluzionario. Nel 1937 fondò al Cairo, dove era nato, il gruppo Arte e libertà, dal 1939 aderì al FIARI di Breton e Trockij. Finita la guerra, prima coordinò i movimenti surrealisti di svariati paesi e, allontanatosi poi dal movimento, scrisse come giornalista esperto di questioni del terzo mondo. E’ morto nel 1973 a Parigi.

Cosa intende Henein per “prestigio del terrore”? Due cose. La prima, una appropriazione generale delle forme di potere sperimentate dai regimi nazifascisti da parte dei governi capitalisti dopo la seconda guerra mondiale. La seconda, una generale claustrofilia, una rassegnazione all’ingiustizia, radicata in tutti gli strati della società.

San Giorgio, scrive Henein, ha ucciso il drago, ma ora è diventato un drago a sua volta, ricoperto di una lucida armatura, e per questo ancora più pericoloso. In altre parole, gli stessi metodi di sterminio, pulizia etnica, rappresaglia sui civili e controllo militare della popolazione che erano stati combattuti prima, il drago, caratterizzano ora la vita quotidiana delle democrazie post-belliche. Solo che quello che veniva considerato disprezzabile ora è degno di prestigio. Dopo il vivido spettacolo del terrore che è stata la guerra, che ha scoperto i nervi nudi del potere, già nel ’45 Henein ci avvertiva che tutto sarebbe presto tornato come prima.

E, con notevole anticipo sui tempi, Henein descriveva la situazione di inerzia mortale che si è instaurata nel mondo politico contemporaneo, l’altra forma di prestigio del terrore. “Per l’essere civilizzato”, scrive, “vi è qualcosa di peggio della sua perdita di potere sugli organismi che lo rappresentano e agiscono in suo nome. E’ la rassegnazione a questa perdita”. Tale rassegnazione ha molti volti, ma ha radici nell’accettazione dei limiti indiretti che i sistemi di potere impongono alle forme di lotta contro l’oppressione. Come dire, non tanto la rassegnazione agli apparati repressivi, ma a quelli ideologici, che sono in grado di penetrare nell’organizzazione delle stesse attività rivoluzionarie.

Rassegnazione che Henein sintetizza nell’espressione “in mancanza di meglio”: “se si aderisce al Partito comunista (o a qualsiasi altro…) senza avere la minima garanzia della sua politica presente e futura, è ‘in mancanza di meglio…’ […] Se si vota per un candidato il cui aspetto politico vi ripugna e la cui fermezza politica si rivela dubbia, è ‘in mancanza di meglio…'”. In altre parole, quando è il sistema a dettare le alternative, non ci sono vere alternative.

La reazione più umana a questo genere di situazioni è la fuga. Ma il primo segno dell’imporsi del terrore è di impedire ogni fuga, attraverso “la progressiva cancellazione del diritto di asilo”, la cancellazione della libertà di movimento. Movimento materiale e, allo stesso tempo movimento del pensiero. Frontiere militarizzate ai confini degli stati e paralisi mentale nei giovani privilegiati che potrebbero creare alternative, potrebbero fuggire, ma come i borghesi dell’Angelo sterminatore o gli immaturi Basilischi di Lina Wertmuller, si condannano ad una morte per soffocamento. Soccombere, o resistere, in egual misura senza creare alcuna nuova possibilità di cambiamento, sono fonti di prestigio all’interno del sistema perchè entrambe le cose lo rinforzano.

Ciò che Henein immagina contro questa desolazione, di certo pescando dall’esperienza dei surrealisti, è “non un partito, ma forse dei partigiani di un genere nuovo che abbandonassero i modi classici dell’agitazione per dei gesti di perturbazione altamente esemplari”.

Se quindi il fascismo ha accelerato “lo sviluppo dell’elefantiasi morale e materiale che affligge le potenti [allora] istituzioni di “sinistra” nella quali la voce della massa si perde con la stessa facilità di quella degli individui”, la nuova guerriglia di pensiero dovrebbe avere lo scopo di soppiantare innanzitutto l’iniziativa delle gerarchie politiche.

Strappando ai partiti il monopolio del pensiero politico e riducendoli al ruolo di meri esecutori del pensiero creativo rivoluzionario, prima o poi si potrà, sosteneva Henein, superare il blocco che le forze di potere, al governo come all’opposizione,
impongono alla vita politica. E si potrà anche sciogliere il più insidioso e profondo blocco costituito dalla noia e dall’orrore della libertà, dal prestigio del conformismo e del terrore, che prima ancora di essere propagandati dalle istituzioni, hanno una inquietante origine nei singoli individui.

Carlo

Georges Henain Prestigio del terrore, Edizioni Colibrì – I libri dell’Oroboro, 2005