Posted: April 28th, 2008 | Author: anarcosurr | Filed under: Les fleurs de l'abîme | 3 Comments »
Primo sorso. Un gusto forte. Cerchi di seguire gli effluvi che fanno la loro comparsa scomparendo un attimo dopo per far spazio a un altro sapore, che a sua volta svanisce.
Secondo sorso. I caratteri effimeri si affievoliscono sempre più rapidamente, il gusto prende corpo, sempre più pieno. Ti sembra di riconoscere i sapori che altri hanno individuato per te, quelli che erano scritti nella descrizione sul menu.
Terzo sorso. Ogni sorsata è un piacere. Ora nulla stona più, riconosci distintamente che ciò che prima non sapevi decifrare è effettivamente aroma di caffè tostato, che si sentono erbe secche nell’abbocco. Che quello che ti resta in bocca è sapore di lievito, che un tempo ha creato questo capolavoro, ma ora giace inerme.
Quarto sorso. Quinto sorso. Sesto sorso…
Ultimo sorso. Vuoti il boccale. La soddisfazione è totale. Nell’assaporarlo, ti pare di scorgere un sapore nuovo, mai sentito prima, stonato… anche lui sparisce. Ultima traccia ne è la schiuma che ti rimane sui baffi. Ma il dorso della mano è rapido a rimuoverla.
g.
Posted: April 26th, 2008 | Author: anarcosurr | Filed under: Les fleurs de l'abîme | Comments Off on …gode!
Chi si accontenta…
Tuffa dentro il rimanente:
facciamoci bastare
la primizia che matura
da un girasole di paura.
Jack Conti
Posted: April 24th, 2008 | Author: anarcosurr | Filed under: Les fleurs de l'abîme | 5 Comments »
Andavano al mercato, lui e la sua nuova mamma in un mantello giallo e appiccicoso. Era
freddo e stava per mettersi a piovere. La mamma aveva quel sacco con le ruote, se lo tirava dietro e faceva un rumore strano e allegro saltellando tra le buche. C’era una signora con la faccia come di terra spaccata che gli parlava, ma lui ancora non sapeva quello che dicesse. E dei bambini che piangevano, più grandi di lui. Ma sapeva che i bambini piangono per niente.
La gente portava un sacco e chi due, e dovevano essere pesantissimi visto come faticavano a sollevarli da terra. C’erano troppi odori nell’aria e non si riuscivano a distinguere. Uno ricordava l’odore del pozzo, poi passando davanti ad un negozio un altro odore gli faceva venire in mente la vernice delle baracche del suo villaggio, ma più forti c’erano odori di cibo, di frutta, di carne. Il mercato era come guardare un nido di formiche colorate. Un uomo chiamava le Anciue! Belle freschesignore Aanciue!, come se chiamasse chissà che spiriti nascosti. E intanto lui e sua madre si avvicinavano affrettando il passo perché cadevano le prime gocce. Quando l’uomo che gridava apparve era basso, coi baffi e agitava le braccia sopra i pesci più grossi e strani che si possano immaginare e mucchi scintillanti di minuscoli pesci argentei e mostri poi, flosci e informi, o duri, rosa, indescrivibili. E intorno altri nascondigli: c’erano tavoli e tavoli di frutta, montagne di ortaggi verdi e viola e arancio e intere carcasse appese dietro le vetrine e negozi, negozi e tavoli e roba tutto intorno. Tutti prendevano quello che volevano. Per un attimo aveva dimenticato tutto, la sua storia, nella pioggia – e la sua mamma gialla che sorridendo gli diceva: tu da qui non te ne andrai.
Carlo
Posted: April 24th, 2008 | Author: anarcosurr | Filed under: Les fleurs de l'abîme | Comments Off on Burqa
Come fai a guardare il mondo da dietro
quel velo
donna?
credo sia sempre nero
il cielo
da dietro il velo
donna.
non si respira con quel coso addosso
che non ci sono parole a descriverlo
degnamente
non si può.
una ragazza alla biblioteca di
Alessandria mi tocca i capelli
la guardo e mi impaccia perché
non posso vederla
ha il Burqa
la lascio fare
le chiedo se è libera o
obbligata
lei alza il drappo, mi punta gli occhi
addosso, neri
e risponde:
Sono afgana
Chiara
Posted: April 24th, 2008 | Author: anarcosurr | Filed under: Les fleurs de l'abîme | Comments Off on Senza titolo
Mentre entravo nell’appartamento
vuoto con te
Ho guardato subito l’altezza delle
porte
Mentre ti sentivo parlare di spese
condominiali e bagni da rifare
Ho guardato subito se c’era una
seconda camera da letto
Mentre ci guardavi con l’aria
professionale dell’agente immobiliare
Pensavo a noi in quella casa.
Mi vedevo signora con le buste della
spesa e i figli da prendere a scuola
Mi sentivo libera.
Mi pensavo signora borghese con figli e
marito
Sono rabbrividita
Ho cercato fin’ora di passare alla
storia
Fare qualcosa di grande, restare in
memoria
Ora mi chiedo per chi? Per che cosa?
Mentre mi vedevo prepararti la cena
Il mondo è diventato perfetto
Mentre mi vedevo vestire nostro figlio
Mi sentivo serena
Ho cercato fin’ora di passare alla
storia
Oggi a essere tua
Ci metterei la firma
Chiara
Posted: April 20th, 2008 | Author: anarcosurr | Filed under: Les fleurs de l'abîme | 1 Comment »
(Im)
probabile sogno
Nuotavo in uno specchio
come fossi argento strano
liquefatto da uno scherzo
o da una stanca mano:
richiesta d’aiuto
per un domani vecchio
con la consapevolezza
di non arrivar lontano.
Jack Conti
"(Im)probabile sogno" è una fantasia basata su
scampoli di sogno, un modo per giocare con la parole.